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Le persone che mi conoscono sanno che da alcuni anni sono impegnato in una missione quasi impossibile: promuovere e diffondere non tanto il concetto di “diversità” – un’idea positiva ma che nasconde, a mio giudizio, un errore di fondo, la diversità cioè da uno standard comune, da una normalità diventata metro di valutazione di qualsiasi fenomeno, il quale tuttavia nelle realtà delle cose non esiste – bensì una più equa ripartizione di futuro e quindi di opportunità tra la cultura e la lingua dominanti e quelle ritenute minori per il solo fatto di essere “altro”.
Per fortuna, da piccolo editore e divulgatore di fantascienza, in 5 anni di traduzioni da almeno 6 lingue e con un catalogo di oltre 70 storie pubblicate da ogni angolo del mondo posso affermare quella che, pur sembrando una banalità, è tuttavia il presupposto di quanto sta avvenendo nel genere dalla SF nonostante non se ne tenga conto:
La qualità non ha colore,
La qualità non ha nazione,
La qualità non ha lingua,
La qualità appartiene a tutti.
Ecco allora che già il fatto di partecipare alla prima SF Convention dell’area del Pacifico, essendo io italiano e quindi “alieno” al contesto, è un passo importante. L’anno scorso sono stato invitato alla Quarta Convention Internazionale di SF a Chengdu (qui il report) organizzata da Science Fiction World, storica casa editrice cinese di libri e riviste di genere grazie al formidabile supporto del Partito comunista, mentre stavolta l’invito è arrivato dall’azienda Future Affairs Administration, segno di un ampliamento di interesse, anche nel settore privato, per questo genere.
All’interno del Museo della Scienza e della Tecnica di Pechino, rappresentanti di numerosi paesi hanno dato vita a due giorni di incontri, panel e dibattiti sul momento della SF cercando al tempo stesso di costruire una rete di relazioni verso un futuro di manifestazioni internazionali che non siano incentrate soltanto sui paesi anglofoni.
Il programma si è articolato su tre sessioni principali composte da vari panel: una parte dedicata propriamente alla SF (cyberpunk cinese, come sopravvivere scrivendo SF, cosa rende un autore uno scrittore di SF, la frontiera dell’immaginazione), un’altra specifica sull’industria di fantascienza (cinema, videogiochi, webserie) e una terza parte legata al fandom e all’intrattenimento con sfilate di cosplayer, prove di visori di V/R e A/R e sessioni di autografi.
Non ho potuto assistere in prima persona a ogni panel, né sono riuscito a capire ciò che veniva detto in quelli dove i partecipanti erano tutti cinesi ma in ogni caso mi sono fatto un’idea molto precisa della manifestazione. Ecco quelli che secondo me sono i numerosi punti a favore dell’APSFCon:
- Età media dei partecipanti: se in una normale convention europea o americana la maggioranza dei partecipanti ha tra i 40 ai 60 anni, qui sono tutti tra i 18 e i 30 anni, il che è garanzia di un futuro positivo, se non proprio una certezza di partecipazione assicurata per i prossimi anni. Chiunque voglia investire in questo settore può stare certo che gli appassionati non spariranno per motivi demografici!
- Qualità degli incontri: da “Big Liu”, alias Liu Cixin, superstar dell’evento dall’alto dei suoi 7 milioni di libri venduti in Cina e 300.000 nel mondo della trilogia del “Problema dei Tre Corpi”, fino ad Han Song, definito il Kafka cinese e vincitore del premio Galaxy assegnato la sera di sabato insieme a Chen Qiufan, passando per il premio Hugo e Nebula Terry Bisson, l’autore canadese Peter Watts, il veterano della SF cinese Wang Jinkang, la chairwoman di molte convention internazionali Crystal Huff, lo scrittore fantasy Dean Francis Alfar, l’autore canadese recentemente pubblicato in Cina Derek Kunsken, l’esperto di effetti speciali Ben Hawker e molti altri, i panel hanno riscosso grande successo e partecipazione da parte del pubblico che ha affollato le sale fino a lasciare spesso solo posti in piedi.
- Organizzazione: se l’aula magna da 500 posti ha ospitato gli eventi più importanti, come i panel “futuro dell’industria dell’immaginazione”, “donne del futuro”, “cooperazione internazionale nel cinema di fantascienza”, “L’I.A. e il futuro dell’educazione” e “Le città del domani”, nelle aule più piccole da circa cento posti si sono alternati incontri sulla traduzione da varie lingue (tra cui ricordo gli interventi di Chiara Cigarini, di Shaoyan Hu e Nikolai Karayev) e dibattiti sul futuro dell’arte, sulla fantascienza per ragazzi, sulla cooperazione internazionale e sul cibo di domani.
Altra nota positiva è stata la partecipazione massiccia di tantissime ragazze. Se in Europa e negli Stati Uniti la SF è percepita (erroneamente) come un fenomeno più che altro maschile, le cose sono molto diverse in Cina, dove le donne rappresentano la stragrande maggioranza di chi lavora in questo settore e contribuisce al fandom.
Ovviamente, essendo questa la prima convention organizzata dalla FAA, ci sono anche un paio di elementi da migliorare. Sono sicuro che il gruppo di persone capaci di mettere in piedi questa fantastica edizione saprà di certo migliorarsi in futuro:
- Posizionamento dei libri: da lettore di SF, scrittore ed editor, mi sarei aspettato di trovare pile e pile di libri appena fuori dalle stanze dove si tenevano i panel, invece, con mia sorpresa, erano stati posizionati fuori dal museo, in uno spazio espositivo scoperto, a rischio pioggia e dedicato ai fan. I libri se ne stavano in disparte, sparsi tra gadget di serie TV, film di fantascienza e accessori per cosplayer. Peccato, un’occasione sprecata…
- Traduzioni: laddove nei panel c’erano due o tre partecipanti stranieri, metà del tempo si è perso a tradurre dall’inglese al cinese. Forse avrebbe giovato investire in un servizio di traduzione simultanea (come avvenuto per la convention di Chengdu) oppure rendere i panel più snelli, meno affollati di contributi o senza una presenza di stranieri così alta.
Questi sono solo due piccoli suggerimenti, utili a rendere ancora migliore qualcosa di già eccellente.
Tra un panel e l’altro, sono riuscito a consegnare a Lisa Ding, editor di Storycom, alcune copie di Sinosfera, la seconda antologia di fantascienza contemporanea cinese appena pubblicata su Future Fiction con racconti di Wang Jinkang, Han Song, Bao Shu, Fan Yilun e Fei Tang. Poi, alla fine del secondo giorno, ho scambiato poche parole con la direttrice della FAA, Xiaoting Ji – una giovane imprenditrice che a circa 30 anni, dopo 10 trascorsi a Xinhua, l’agenzia di stampa nazionale, ha aperto un’azienda per promuovere la fantascienza cinese in forma scritta, visiva e videoludica. Xiaoting Ji mi ha confermato che l’APSFCon è stata un successo con oltre 2000 biglietti venduti (il che non è mai certo alla prima edizione di una nuova manifestazione) e che il museo è rimasto colpito dai fan di SF; quindi ci sono ottime probabilità di ripetere l’evento il prossimo anno!
Un lavoro del genere non poteva passare inosservato e ho la sensazione che altri investitori vorranno partecipare alla crescita di questo fenomeno. La copertura mediatica è stata degna di un buon festival di letteratura mainstream, il che non è poco per il nostro genere spesso ignorato e bistrattato.
Shenzhen: il Centro di Ricerca per la Scienza e l’Immaginazione Umana
Essendo in Cina, non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di andare a trovare il prof. Wu Yan il quale l’anno scorso, dopo più di vent’anni trascorsi all’Università Normale di Pechino a insegnare fantascienza e a formare un’intera generazione di autori e critici, ha deciso di trasferirsi a Shenzhen, nel sud del paese, per aprire un’incredibile Centro di Ricerca per la Scienza e l’Immaginazione Umana presso la Southern University of Science and Technology. Per capire l’importanza del prof. Wu, basti pensare che i suoi allievi rappresentano oggi i migliori scrittori di SF contemporanea (la cosiddetta generazione “Balinghou” ovvero autori nati negli anni ’80 e ’90 e composta tra gli altri da Chen Qiufan, Xia Jia, Bao Shu, Zhang Ran) oltre ad essere i critici e i docenti di fantascienza che siedono nelle università di Chongqing (Zhang Fan), Pechino (Fei Dao), X’ian (Xia Jia), Shenzhen (Jiang Zhen Yu) e Shanghai (Yan Feng).
Un uomo che ha dedicato la vita alla promozione della SF, dalle scuole ai centri di ricerca, oltre ad averne scritto come autore e critico in prima persona, ha la mia ammirazione incondizionata.
La temperatura a Shenzhen è torrida, 35 gradi già a metà maggio, una vampa di fuoco lunga sei mesi che ti investe ogni volta che perdi contatto con un condizionatore d’aria. La città, o meglio quell’entità urbana cresciuta in trent’anni da 30 mila abitanti a oltre 17 milioni, si snoda senza fine apparente tra coni di vegetazione tropicale, business center avveniristici e grappoli di grattacieli come fosse uscita da un romanzo di William Gibson, la Tokyo di Neuromante a confronto è poco più di un borgo densamente abitato e niente altro.
Durante il pranzo di rito, a base di cucina cantonese, il prof. Wu mi presenta Mr Li, l’editore della Guangzhou Blue Ocean con cui nei mesi scorsi abbiamo progettato la pubblicazione di un’antologia di SF internazionale tratta dal catalogo in inglese di Future Fiction. Si tratta di 10.000 copie in prima tiratura da distribuire nei licei e nelle università cinesi per mostrare agli studenti come la creatività e l’immaginazione possano trovare un terreno ideale se unite alla scienza e alla tecnica. Firmo il mio secondo contratto internazionale da editor, dopo quello stipulato con Bill Campbell della Rosarium Publishing per un’antologia simile negli USA, e subito dopo andiamo a trovare Frank Ma, un Business Angel che ha creato la “Science and Fantasy Growth Foundation” per aiutare gli scrittori di fantascienza a concentrarsi sulle loro storie senza dover pensare alla sopravvivenza. La fondazione è nata nel 2015 su iniziativa di un gruppo di scienziati, scrittori e investitori e da allora ha distribuito più di 1 milioni di yuan (circa 800.000 euro) a quasi 50 autori contribuendo alla pubblicazione di 7 romanzi. Inoltre ha favorito l’istituzione del premio “Stella nascente” che ha raccolto più di 1000 partecipanti e 1600 storie. Se questa non è fantascienza, non saprei come definirla.
La sede della fondazione è al 32esimo piano di un grattacielo che si affaccia sul panorama in perenne trasformazione di Shenzhen. Frank Ma ci accoglie mostrandoci i suoi brevetti tra cui spicca quello del floppy disk grazie al quale può permettersi di finanziare progetti come la SF Growth Foundation.
Finalmente dopo il nostro incontro alla WorldCon di Helsinki, ritrovo il prof. Song Mingwei, altro luminare della SF cinese, che insegna al Wellesey college di Boston e ha scritto la prefazione alla seconda antologia di fantascienza cinese pubblicata da Future Fiction dal titolo Sinosfera. Insieme registriamo una video-intervista condotta da Zhang Ran, autore molto promettente di cui ho pubblicato la novella “Etere”.
Il giorno dopo, il prof. Wu ci porta a fare un tour della Southern University of Science e Technology dove attualmente studiano 3000 studenti, con l’obiettivo di diventare 10.000 nei prossimi anni. Durante la mattina, ho il piacere di fare una presentazione sulla fantascienza italiana e su alcuni dei miei romanzi alla classe del prof Wu, in tutto una quindicina di studenti, giovanissimi, curiosi ed entusiasti. Alla loro età non si ha paura di chiedere, di mostrarsi ingenui, di sbagliare e di imparare dai propri errori. Dovrebbe essere sempre così.
Ritorno a Pechino: giorni di un passato futuro.
Torno nella capitale per un appuntamento con il “piccolo dragone” di Storycom, la giovane e agguerrita Zhang Yiwen, e il suo editor Lisa Ding. Mi pare curioso che a capo di aziende come Future Affairs Administration e Storycom ci siano due donne poco più che trentenni con progetti sulla fantascienza cinese che vanno dalla pubblicazione di riviste, all’organizzazione di convention fino alla produzione di film. E c’è ancora chi crede che questo genere sia “roba da uomini”.
Storycom in particolare ha supportato la traduzione dal cinese all’italiano delle antologie Nebula e Snosfera per cui durante l’incontro abbiamo condiviso i risultati degli ultimi mesi e discusso di possibili collaborazioni future. Il velato sorriso di sostegno di Zhang Yiwen, il cui nome in modo quasi profetico significa “traduzione”, è il migliore auspicio a proseguire che potessi ricevere.
In serata accetto l’invito di Nancy Li a partecipare al Beijing SF Reading Group nella splendida location del Bookworm Cafè. Sulla terrazza di questa libreria-bar hanno montato uno schermo e così inizio a parlare del “motore della SF” a cui segue una discussione molto partecipata sul mio racconto “The Green Ship” da poco pubblicato in cinese dalla Future Affairs Administration.
Gli incontri sarebbero finiti qui, mi aspetta un ultimo giorno da turista che trascorro in compagnia di Zhang Fan, esperto di SF cinese e assiduo lettore, passeggiando per il giardino del Palazzo d’Estate, se non ché, verso le 22 di sera ricevo un messaggio da parte di Xia Jia, forse la migliore autrice di SF cinese contemporanea. Nel giro di mezz’ora stiamo bevendo una birra nei pressi del Lama Temple. Ci scambiano dei libri, il suo in cinese, il mio in italiano, nessuno dei due li leggerà, almeno non finché verranno tradotti, prospettiva alquanto difficile in tempi brevi. Parliamo del rischio che molti autori di SF cinese vengano sedotti dal cinema, che smettano di scrivere narrativa preferendo le sceneggiature e che quindi l’intera generazione “balinghou”, appena nata svanisca, perdendosi dietro alle lusinghe di successo e denaro del grande schermo. Sembra assurdo ma sta succedendo davvero. Alla fine Xia Jia mi invita la prossima volta che sarò in Cina a visitare la sua università di X’ian per un incontro con i suoi studenti. Quest’anno le è stato chiesto di preparare un corso sulla fantascienza poiché il progetto della Nuova Via della Seta, il treno ad alta velocità che collegherà proprio X’ian all’Europa, è in via di definizione e serve immaginazione per svilupparne al massimo le potenzialità. Anche questa è fantascienza, un pezzo di futuro nel bel mezzo del nostro presente.
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